C’è chi crede che davvero prima o dopo arriverà il suo momento magico, quello della consacrazione, quello che pareva fin troppo scontato quando la Juventus ne acquisì il cartellino con una delle fantasiose formule tipiche delle operazioni di Beppe Marotta in combutta con l’Udinese dei Pozzo.
Si parla qui chiaramente di Mauricio Isla, cileno e compagno di nazionale di Vidal, uno che in bianconero ci è arrivato a fari spenti salvo poi stupire tutti tranne alcuni suoi estimatori internazionali tra cui Marcelo Bielsa, Karl-Heinz Rummenigge e Pep Guardiola. Lo stesso Isla reduce da un gravissimo infortunio (sottovalutato dalla Juve?) che al momento del trasferimento dovette condividere i titoli dei giornali con il compagno di squadra Kwadwo Asamoah, un altro che sotto la Mole ha avuto un impatto immediato addirittura superiore alle aspettative.
Tra i due, pagati la stessa notevole cifra, quello buono era Isla. Era non è più, perché dopo 5 mesi di campo (da ottobre in avanti) i dubbi crescono ora in modo esponenziale, soprattutto da parte della tifoseria, illusa e convinta fosse lo stantuffo perfetto per 3-5-2 offensivo impostato da Conte fin dalla primavera scorsa.
Lasciando da parte il discorso relativo alla convalescenza (che se oggi vale, è principalmente di natura psicologica), il dubbio oggi è che si fosse pensato a un calciatore tutto sommato diverso da ciò che Isla è, cioè un ottimo corridore, buono tatticamente, tenace il giusto per il calcio della Serie A, ma non di altissimo livello se chiamato alla manovra piuttosto che alle giocate verticali per le punte oppure in assenza di “campo” davanti. Insomma, l’equivoco sarebbe tattico e non atletico, ed è a questa risoluzione che viene chiamato in causa ancora una volta Antonio Conte, estimatore di Isla quasi incredulo delle difficoltà avute finora, culminate con prestazioni tra luci e ombre, qualcuna anche molto opaca.
Il tecnico leccese è riuscito nella trasformazione tecnica di parecchi suoi giocatori. Tra questi Lichtsteiner (non più solo quarto basso tradizionale di destra), Bonucci, Giaccherini, Marrone, in parte Pepe, Asamoah stesso da laterale puro. L’unico caso ancora irrisolto, insieme a Isla, resta Giovinco chiamato a muoversi da attaccante centrale senza girovagare troppo per il campo. I tentativi sul cileno saranno ancora a fluidificante a tutta fascia, ruolo che lui gradisce e sente suo. Diversamente o sorprenderà tutti tornando a fare l’interno come accaduto a Udine dopo la partenza di Inler (vice-Vidal o giù di lì) oppure il suo futuro verrà messo in discussione: la Juve attende, ma non troppo.
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